L’IMMORTALITA’ DEL BENE (6° articolo di Peter Roche De Coppens)


titolo 6° art

Stiamo vivendo giorni davvero difficili, dove il male, con la sua feroce bestialità, sembra fare da padrone sulle nostre esistenze di occidentali, figli dell’illuminismo e del razionalismo.
Impietriti dalla paura della morte, vediamo, in tutto il mondo giovani vite, innocenti, spezzate dal fuoco sacrilego della violenza che vuole predominare sulla ragione, sul dialogo e sui valori di convivenza più preziosi, che abbiamo conquistato in secoli di lotte sociali, politiche e soprattutto culturali.
Sembra che non si riesca a trovare una via di fuga se non rispondendo alla violenza con una violenza ancora più dura che però genererà ulteriore violenza, in un circolo vizioso, senza fine, se non con il completo annichilimento dell’avversario, così come in Giappone solo le bombe atomiche piegarono la resistenza di quel popolo nel 1945.
E’ il sonno della ragione che genera mostri terribili, mostri che pensavamo non ci potessero più toccare, perché sepolti 60 anni fa con la fine della seconda guerra mondiale e che invece oggi si presentano alle nostre porte di casa, colpendo persone di tutte le età, inermi, senza alcuna possibilità di difendersi.
In risposta, a questa cupa situazione, l’articolo che vi propongo di Peter Roche De Coppens, ci porta a riscoprire l’eterno antagonista al male, il bene.
Siamo chiamati a vivere il bene e a combattere il male, con le armi della ragione e del sentimento, con entrambe contemporaneamente.
Scacciamo la facile idea della legge del taglione, dell’occhio per occhio e dente per dente, perché sono germi di ulteriore male futuro.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di solidarietà, fraternità e tolleranza, senza per questo dimenticare di applicare la giustizia, una giustizia severa verso tutti coloro che vogliono minare i valori fondamentali della nostra convivenza civile, di coloro che vogliono minare i diritti fondamentali dell’uomo, sanciti nelle nostre costituzioni.
Nella parte finale dissento profondamente dal fatto che il male non comporterà delle conseguenze per chi lo commette, Dio è misericordioso ma anche giusto, vi sarà un castigo spirituale per tutti coloro che sono autori di azioni in cui il male è padrone dello spirito. Se così non fosse a che varrebbe distinguere bene da male?

Viviamo allora il bene con tutte le nostre forze e ritroviamo la gioia di vivere.
Buona lettura.

 

L’immortalità del bene

Uno dei più bei libri scritti da Henri Bergson,(Parigi 1859-1941, filosofo francese suoi i temi della “durata” del tempo e dello slancio vitale) premio Nobel della letteratura francese e autentico mistico e filosofo, è “Le due sorgenti della Morale e della Religione” che ho riletto parecchie volte e che propongo semp
re ai miei migliori studenti e nei corsi più avanzati di sociologia.
La tesi fondamentale di Bergson è molto semplice, ma ricca di significati profondi: la morale e la religione possono essere viste secondo due angolature opposte tra loro. La prima consiste nell’evitare di compiere il male ma anche il bene, e la seconda nel fare il bene sia pure con degli sbagli. Quindi, per lui la prima prospettiva corrisponde alla religione e alla morale “statica” secondo la quale si evita di fare il male e si rispettano la legge, la morale e la religione a tutti i costi. A essa si contrappone la religione e la morale “dinamica” che consiste fondamentalmente nel fare il bene e nell’esprimere se stessi anche se, in questo modo, la persona può sbagliare e fare del maintro 6 art ridle.
Dobbiamo renderci conto che non siamo ancora esseri finiti o completi, bensì esseri in evoluzione in questo mondo imperfetto che non è affatto un paradiso.
Quindi è impossibile vivere in questo mondo senza compiere sbagli oppure senza violare la legge, dunque senza fare del male.
C’è un vecchio proverbio che dice: «se incontri una persona in questo mondo è perché è un peccatore (una persona non perfetta), altrimenti, se fosse perfetta non si sarebbe mai incarnata qui sulla terra.» Questo proverbio ci riporta a un senso di umiltà e delle proporzioni e nello stesso tempo ci fa capire quanto sia essenziale imparare a perdonare agli altri come a noi stessi. Di conseguenza, una religione e una morale “statica” sono comunque impossibili, particolarmente quando, elevando la nostra coscienza, diventiamo più sensibili e consci che le leggi della natura e dello spirito si applicano anche in modo simbolico e analogico agli aspetti più sottili del nostro essere e della nostra vita.
La vera scelta quindi non consiste nel “non fare il male”, ma nel “fare più del bene che del male” e nell’avere il coraggio di vivere e sbagliare.
Tutto ciò, in un certo senso, secondo Bergson rappresenta la differenza fra l’Antico e il Nuovo Testamento.
Nel primo l’enfasi è posta sulla conoscenza e sulla legge dalle quali proviene la nostra salvezza. Nel Nuovo Testamento, invece, l’accento è posto sulla grazia, sul perdono e sul coraggio di vivere e di fare del bene.
A livello pratico questo significa:
1. Non preoccuparti se hai fatto del male o se sbaglierai. Cerca, invece, di fare del bene e di dare sempre il meglio di se stessi, non meno, ma neanche di più.
2. Coltiva sempre un’attitudine di gioia e di fede nella vita. Non lasciarti mai abbattere dai tuoi sbagli o dai fallimenti del passato. Vivi il senso di colpa e la depressione come un “segnale di allarme” o uno stimolo per lavorare su se stessi e trasformare i propri aspetti d’ombra.
3. Vivi quel meraviglioso senso di “joie de vivre” (gioia di vivere, ne abbiamo già parlato nel primo articolo), di pace e di soddisfazione profonda come un messaggio che il tuo Sé ti invia per dirti che ciò che fai va bene, è nella giusta direzione e che devi quindi continuare così. La vera saggezza e maturità non sono mai tristi, indifferenti o imbronciate.BENE
4. Fa che ogni giorno sia per te come un vita intera, così potrai dare il meglio di te stesso e attualizzare il tuo potenziale più elevato e le tue migliori facoltà. Fai del bene dove e quando puoi e non preoccuparti mai del domani.
5. Rifletti sul fatto che “fin quando c’è vita c’è speranza e che puoi dunque trasformare te stesso e la tua vita”. Dio, nell’universo e in te, è molto più grande di qualsiasi peccato o sbaglio che tu possa commettere e ti perdonerà sempre se dai il meglio di te stesso.
6. Ricorda che solo il bene che hai fatto è immortale, mentre tutti i tuoi sbagli prima o dopo scompariranno dalla tua memoria. Quindi apriti alla vita e alla felicità.

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